A tre anni di distanza da ‘I.n.R.I.’, e in seguito ad un ulteriore cambio di line-up, i piemontesi si riaffacciano sul mercato con nove tracce di violenza primitiva, promosse da un’etichetta discografica attenta alle evoluzioni del suono oscuro come Argonauta (Sator, Oaks). Nelle scorse settimane, ‘Red Death Masquerade’ aveva anticipato un maggiore orientamento verso la materia death più putrida e viscerale e quasi tutta la scaletta appare su tale linea, col cantato di Gabriele Oltracqua che spesso accompagna o addirittura sostituisce la batteria di Ricky Porzio nel suo incedere marziale. La componente industriale e le influenze thrash non sono state totalmente messe da parte, anzi si muovono in sottofondo rendendo ancora più letali le lente e ridondanti dinamiche del disco. Rispetto al lavoro precedente emerge un cinismo superiore, ogni brano è un cazzotto nello stomaco, un micidiale atto di fede che si può decidere di professare o meno. Nel caso però i vostri impulsi vi spingano a seguire questa malsana realtà di casa nostra sappiate che dal vivo potrete sul serio rischiare la pelle. Strepitose ‘White Rooms’, ‘When The Angst Becomes Noise’ e ‘New Sick Revolution’, che mi ha riportato alla mente ‘Intimacy’, eppure è nella sua totalità che ‘Alea Iacta Est’ irrompe, punisce e devasta.