Nati a Cesena, come Lorenzo Senni, i Kabuki Dream fanno elettronica alla vecchia maniera. Anzi, come si usava fare una volta. Con questo non voglio dire che il loro approccio compositivo sia nostalgico o retrogrado. Al contrario ‘Abstract’, costruito su strutture più libere di un tempo, ha tutto per contribuire all’evoluzione del rapporto tra synth modulari, auto-costruiti e assemblati in chiave personale, e moderne tecnologie di produzione. Le canzoni non suonano però finte o di plastica come quelle di quasi tutte le release di oggi ed il fervore analogico è talmente spiccato da risultare ancora più invasivo di alcune soluzioni melodiche. La velocità dei beat viene poi alternata al fine di mantenere elevata la tensione e, tra loop di pianoforte, drum machine, chitarra e plugin di vario tipo, il potere cinematico della proposta è palese. Rispetto a ‘Pro.To.Con’, Jacopo Gabanini e Francesco Bartoli mostrano più coraggio ma soprattutto maggiore consapevolezza nei propri mezzi e il sapore distopico di certi pezzi (su tutti ‘Giorgio MorOrwell’) rende accattivante l’ascolto anche per chi non è solito ascoltare dischi del genere. Il mixaggio è stato curato assieme a Jack Ceccarelli mentre la copertina, che ricorda un po’ le grafiche dei Chemical Brothers (citati pure con ‘Star Bridge’), è opera di Matteo Babbi. Mi piacerebbe vederli dal vivo quanto prima, per capire se sono più adatti alla dimensione dei festival oppure ai dancefloor alternativi. Nel frattempo godiamoci i ritmi irresistibili di ‘Timeless’ e ‘Let Me Be Inebriated by A False Form’.