È un grido di dolore, a volte sordo ed a volte lancinante, quello degli ucraini, che ci avevano lasciati quattro anni orsono con ‘They Often See Dreams About The Spring’. In questi quattro anni purtroppo è successo di tutto e l’invasione russa nella loro terra ha portato distruzioni, omicidi e torture. In passato i Drudkh sono stati accusati di essere una formazione black metal nazionalsocialista, soprattutto per il passato del leader Roman Saenko negli Hate Forest, e di conseguenza i riferimenti all’esercito insorto ucraino, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, possono essere giudicati quanto meno controversi. Season of Mist non si è fatta comunque problemi a promuovere questo disco, con l’oscuro artwork a cura di Edward Novikov, che raggiunge il suo apice efferato con le prime due tracce. ‘The Nocturnal One’ apre la scaletta settando gli standard qualitativi, citando il poema “The Victims Of The Nocturnal One” di Yakiv Savchenko e proponendo un sound stranamente “pulito” rispetto alle release precedenti mentre ‘Windmills’ rappresenta una sorta di ritorno alle origini, ma con un suono aggiornato e come premesso più malinconico e definito. In ogni caso non aspettatevi concerti, sulla falsa riga di Darkthrone e Falkenbach, o interviste.