Al di là del fatto che all’interno di questo album ci siano almeno due-tre pezzi scritti appositamente per i nostalgici del prog metal anni ‘90, è doveroso fare i complimenti agli inglesi per come sono riusciti a portare avanti la loro carriera nonostante numerose difficoltà e problemi soprattutto con i cantanti. Da cinque anni a questa parte, al microfono è tornato Glynn Morgan, sostituto di Damian Wilson nel tour dello storico esordio ‘Wounded Land’ e nelle registrazioni del successivo ‘Psychedelicatessen’, ma come sempre la baracca è tenuta in piedi dal chitarrista Karl Groom e dal tastierista Richard West, che hanno composto dieci tracce più dark e intricate rispetto a quelle di ‘Legends Of The Shires’. Anche a detta di Groom, il pubblico dei Threshold è abbastanza in su con l’età eppure i Threshold non hanno messo da parte la voglia di sperimentare (‘King Of Nothing’). Sono nate così ‘The Domino Effect’ o ‘Lost Along The Way’ che per il sottoscritto valgono molto più di ‘Hall Of Echoes’, ‘Let It Burn’ o ‘Complex’, di cui gli esperti parleranno prendendo di mira i vari Dream Theater, Fates Warning o Vanden Plas. A differenza di tante altre formazioni, i Threshold invece sono andati per la loro strada e, senza seguire inutilmente mode o facili vendite, si sono guadagnati il rispetto dei fan e degli addetti ai lavori. Trovarli ancora oggi su Nuclear Blast ed in questo stato di forma non può che far piacere.