Sei anni sono trascorsi perché potessimo ascoltare il successore di ‘Wildfire’. Sei anni in cui è successo di tutto, dalla pandemia all’ingresso di due nuovi membri ovvero Kev Desecrator, batterista già con Scumslaught e Venefixion, e Bez, chitarrista ex-Adorior. Ciò che non è cambiato è l’approccio intransigente e poco incline al “politically correct” degli australiani che proseguono a martellare l’ascoltatore con invettive a metà tra il thrash ed il black metal. La ferocia tecnica di certi passaggi è da capogiro, ma secondo il mio modesto parere la qualità maggiore di ‘Never Surrender’, presentato al mondo con l’essenziale ma efficace copertina a cura di Alex Kemp, sta nel non riprodurre idee del passato. Nonostante la materia trattata sia la medesima, l’album si rivela infatti molto vario dal punto compositivo ed i riff monotoni si contano sulle dita di una mano. K.K. Warlust resta legato alla vecchia scuola, eppure nel suo rapportarsi al pubblico è molto più avanti di tanti colleghi che vivono di nostalgia e tentano solamente di copiare cose già funzionate in passato. Le nove tracce in questione, tra cui le micidiali ‘Andraste’ e ‘Grave Raiders’, sono state mixate da Javi Félez (Teitanblood, Soul Dealer) ma alla resa finale ha contribuito anche Patrik W Engel (Heaven Shall Burn, Impeding Doom). Non mi dilungo sull’eventuale controversia di alcuni versi. Di sicuro chi ama i Deströyer 666 dai tempi di ‘Unchain The Wolves’ e ‘Phoenix Rising’ continuerà a farlo anche prima e chi non li conosceva troverà in ‘Never Surrender’ un ottimo punto di partenza.