Acuti alla Rob Halford o alla Dan Beehler (nel 2007 il duo ha partecipato al tributo agli Exciter di Skol Records con la reprise di ‘Evil Sinner’), atmosfere sinistre, un basso che più slabbrato non si può e la sporcizia rock n’ roll che rende gli Impaled Nazarene una band black metal unica al mondo. Così il duo formato dal drummer Miko Sipilä e dal bassista-cantante Dimitri Lamberg (Emissary) torna nei negozi a sei anni di distanza da ‘Speed & Violence’, dimostrando sicura padronanza dello speed metal ma anche quel pizzico di ironia che non guasta affatto. Il coro di ‘Vallankumous’ potrebbe appartenere a qualche formazione estrema orientale, e di certo piacerebbe a Fredrik Nordström e Snowy Shaw, le parti soliste di chitarra sono da brividi e la batteria è un tormento dall’inizio alla fine. In ‘Madot’ rimaniamo colpiti dalla voce di Emma Grönqvist (Chevalier) e dal suono del theremin mentre nella successiva ‘Palvelija’ è il chitarrista Atte "Spectre" Nikku, che accompagna dal vivo ormai da diversi anni i membri fondatori, a dominare la scena. La scaletta prosegue con le versioni dei brani in finlandese, che non perdono minimamente in termini di efficacia, giusto per non spezzare il legame con un terra che ha dato tantissimo alla comunità heavy metal. Lo split con Spinefarm Records ed lungo silenzio discografico, che aveva pubblicato l’eccellente esordio ‘Where Evil Dwells’ ed il successivo ‘Speed & Violence’, sembrano aver fatto bene a questo gruppo che non pare conoscere il significato del termine modernità e che prende letteralmente a calci in culo buona parte delle formazioni mega-sponsorizzate dalle etichette e dalla stampa specializzata, prive dell’attitudine e della tecnica necessarie per sopravvivere.