Scorrendo un po’ di recensioni in rete ho notato che qualcuno ha parlato di flessione e scarsa creatività. Sinceramente non l’ho riscontrata, ma una leggera flessione potrebbe pure starci, visto che per i Memoriam si tratta del quinto album in sei anni. Se però parliamo di scarsa creatività mi sa che non si conoscono sia l’essenza della band sia la storia dei musicisti che la compongono. Aspettarsi innovazioni o cambiamenti stilistici dagli inglesi sarebbe come pensare che McDonald’s o la Coca Cola cambino il proprio logo. In tal senso vi consiglio di leggere ‘No Logo’ di Naomi Klein, per una lezione appropriata sulle forme di capitalismo moderno, ma più che altro vi consiglio queste otto tracce che confermano l’identità musicale di Karl Willets e soci. Ancora una volta la produzione è stata affidata a Russ Russell (At The Gates, Amorphis) e l’artwork è opera di Dan Seagrave (Benediction, Hypocrisy) e il tributo al death metal vecchia scuola è assicurato. Nonostante il progetto sia nato in memoria del batterista Martin Kearns, gli autori di ‘For The Fallen’ e ‘The Silent Vigil’ sono riusciti a mantenere il loro sound relativamente unico rispetto ad altre revival band, e se avete amato i primi lavori apprezzerete anche ‘Rise To Power’ – la sola novità, e così la vogliamo definire, è il basso di Frank Healy più preminente nel mixaggio - e in particolare pezzi come ‘Total War’, ‘The Conflict Is Within’ e ‘Annihilation's Dawn’, che citano i Bolt Thrower con frequenza marziale.