Questa è una recensione dolorosa e non potrebbe essere altrimenti. Una settimana prima che ci lasciasse ho scritto a Dario Parisini per sapere delle sue condizioni e la risposta, come sempre un po’ sarcastica e un po’ cinica, è stata “ho visto molto di meglio”. Il chitarrista ha lasciato un vuoto enorme e, come sottolineato nella presentazione della release, siamo alla fine di un ciclo. Dish-Is-Nein, la morbosa creatura post-Discipinatha capace cinque anni fa di infliggere un colpo letale alla discografia italiana, non sarà più la stessa cosa. ‘The Metal Machine’ è una versione elaborata di ‘Man Machine’, storico pezzo dei Kraftwerk, capace di incarnare alla perfezione il concetto di musica industriale e disturbante di Cristiano Santini, responsabile anche di registrazioni e mixaggio al Morphing Studio di Bologna, e Roberta Vicinelli, che si sono avvalsi di Marco “Samu” Bolognini per le parti di batteria e del Coro Monte Calisio per le voci epocali. Una rivisitazione eccezionale, sia per il contenuto tecnico che per quello emotivo e un messaggio che travalica i confini della musica. A completare il dodici pollici abbiamo il remix di ‘Eva’, una delle tracce più evocative del suddetto esordio, remixata da Andy Selway dei KMDFM. Come suggerisce la band siamo al cospetto di un universo distopico, nichilista e fallimentare dell’idea di “società e culture condivise” che tanto hanno animato i fautori di quel “canone europeo” miseramente e rovinosamente fallito, come ampiamente dimostrato in questo primo ventennio del terzo millennio”. E per noi “schiavi dei liberatori”, incapaci di emanciparci dal “dozzinale mainstream prêt-à-porter d’oltreoceano” non c’è conforto alcuno.