Trascinati dalla portentosa Chelsea Murphy (ex-Among The Torrent), i californiani immettono sul mercato la loro seconda fatica su lunga distanza, che appare sostanzialmente suddivisa a metà. In scaletta troviamo infatti quattro tracce che segnano una linea di continuità con ‘The Art Of Morphology’, esordio ormai vecchio di tre anni, ed altre quattro tracce che al contrario propongono un ibrido tra progressive post-black e death metal decisamente innovativo e originale puntando in maniera determinata sulle qualità indubbie della cantante e sulla solidità di Ron Bertrand (Botanist, Red Rot) dietro le pelli. Quando parte il singolo ‘Testudines’ si evince il desiderio del gruppo di rendere più robuste le dinamiche, ma sono sufficienti pochi secondi per essere schiacciati dall’impeto delle vocals. Le liriche trasmettono un grande senso di concretezza ma allo stesso tempo aprono la mente dell’ascoltatore ad un immaginario di cosmologia e spiritualità spaziale che affonda le proprie radici nella cinematografia e nella letteratura del passato. In attesa di vederli dalle nostre parti, i Dawn Of Ouroboros rappresentano un eccellente compromesso per chi ama la musica estrema ma non è troppo incline alla paralisi stilistica del genere. Al contrario in questo disco troverete un numero spropositato di cambi di ritmo, di atmosfere diverse, di passaggi incendiari ed altri più malinconici, quasi al limite del post-rock.