Non è casuale che vi parli dei nuovi album di Holy Moses, Metallica e Mezzrow insieme. Non lo è affatto. Perché si tratta di tre formazioni old school che ovviamente si muovono su diversi livelli dell’industria musicale e che soprattutto si pongono diversi obiettivi. I primi hanno deciso di mollare, dopo una onorata carriera, e hanno immesso sul mercato l’ultimo regalo ai propri fan. I secondi stanno cercando di non sfigurare al cospetto dei tempi d’oro e più che altro stanno cercando di dimostrare agli altri e prima ancora a loro stessi di potere ancora dire la loro in termini mainstream. I terzi invece si sono quasi riformati per caso e hanno dato alle stampe un secondo full lenght a distanza di trentatrè anni dal letale ‘Then Came The Killing’. Un album che vi costringerà a riascoltare le gemme oscure del thrash scandinavo, non solo i dischi di Rusicrucian e Slapdash, e che si presta a lanciare alla perfezione la nuova sublabel di Atomic Fire Records. Non è un caso che Markus Wosgien abbia puntato sui Mezzrow perché in queste dieci canzoni c’è tutto quello che si chiede ad un thrash album ovvero potenza, dinamiche, riff assassini, cambi di batteria fotonici e liriche in grado di far riflettere. Tra una tempesta di neve e l’altra, Uffe Pettersson e Conny Welén hanno saputo conciliare i valori degli esordi con un sound moderno e ricco di groove e l’apporto di Magnus Söderman (Nightrage) e Ronnie Björnström (ex-Defiatory) è micidiale. La line-up è stata completata dal batterista Jon Skäre, che abbiamo visto all’opera con i Leper Colony, e la copertina è stata curata da Pär Olofsson (Exodus). Attenzione perché ‘Through The Eyes Of The Ancient Gods’ e la title track vi faranno saltare per aria.