Nella loro luminosa carriera i Def Leppard avevano provato quasi tutto. Gli mancava un piccolo tassello per completare un percorso meraviglioso che li ha portati a vendere milioni di dischi in tutto il mondo, ovvero realizzare un disco con un’orchestra. Un’idea che si sposa benissimo con la loro musica, pregna di melodie azzeccate e di canzoni che, a distanza di anni, sono facilmente riconoscibili ai primissimi accordi. È cosi, in un periodo costernato dal Covid, la band di Sheffield non si è persa d’animo. Nel 2022, dopo aver dato luce ad un nuovo disco di inediti molto gradevole, i cinque leopardi si sono ritrovati negli studi mitici di Abbey Road a Londra ed hanno deciso di rimettere mano a un pugno di canzoni insieme alla Royal Philharmonic Orchestra. Il risultato che ne è scaturito non lascia dubbi, nel senso che, con l’ausilio di strumenti non convenzionali per il rock come gli archi, la maestosità delle loro melodie ha trovato uno sbocco ancora più grande, conferendo a ogni singolo brano quel tocco di barocchismo che, però, ha il merito di non sfociare nel pacchiano o nel ridondante. Joe Elliott e compagni hanno saputo vestire con nuovi abiti pezzi che hanno fatto la storia come “Animal”, “Hysteria” e “Pour Some Sugar On Me”, cercando di mantenere inalterato il loro fascino. Quel che stupisce è come alcune canzoni riescano a sembrare nuove in questa veste orchestrale, come se fossero state scritte qualche anno fa e non nel secolo scorso (il caso della bellissima “Gods Of War” è emblematico). In oltre un’ora di musica suonata con i santi crismi, i Def Leppard fanno capire a tutti, caso mai ve ne fosse ancora bisogno, di essere dei musicisti raffinati e dei validissimi autori che hanno saputo dare un impulso incredibile alla storia del rock. Ascoltarli con un’orchestra di assoluto valore alle spalle non fa altro che accrescere la stima per una band che ha saputo come pochi fondere la potenza del rock con l’arte della melodia.