Non conoscevo i romagnoli finché non è arrivato il promo di ‘Aliante’ in redazione e devo confessare di essere abbastanza riluttante all’idea di includerli per forza dentro qualcosa. Nella presentazione del disco si leggono termini come folk, alt-pop o post-rock e per carità sarà pur vero ma.. non ci trovo alcuna logica. Al contrario credo che gli aspetti da sottolineare siano due. Il primo è che ‘Aliante’ suona benissimo. Quando ho chiesto a mio marito se Riccardo Pasini fosse in gamba mi ha risposto che è uno dei migliori fonici in Italia. Si sente, eccome se si sente. Sono sue anche le parti di tastiera in alcune tracce. Il secondo aspetto è che raramente i dischi italiani scorrono così bene. Spesso c’è il singolo forzato, scritto apposta per le radio, che infastidisce oppure quei due pezzi messi da ultimo proprio per arrivare ad una decina e che lasciano il tempo che trovano. Oppure ancora quella brutta sensazione di precarietà che tante volte danneggia prima ancora di scartare il prodotto o tentare di gustarselo. Così non avviene con ‘Atlante’. Un disco alternativo sul serio, che piacerà a chi conosce già i Clever Square e personalmente mi ha ricordato anche alcune cose di Yuppie Flu e Flame Parade. Rispetto a ‘Tornado’ gli arrangiamenti si sono fatti più internazionali e le parti vocali hanno guadagnato in varietà con le differenti influenze di Andrea Carella e Jenny Burnazzi che si intrecciano di frequente. ‘Leaving The Cockpit’ e ‘I See Your Smile’ sono a mio parere i momenti più significativi, semplicemente per il fatto che funzionano anche senza stratificazioni o trucchi del mestiere. A volte rendere il songwriting più essenziale si rivela una mossa vincente.