Ho conosciuto Cecilia in occasione della sua esibizione a Serravalle Rock e sono rimasto rapito non solo dalla sua voce incredibile ma da una semplicità e purezza d’animo difficili da trovare in circolazione. Con lei abbiamo girato anche il video di ‘Song In The Dark’, tra i vicoli del borgo medievale, e poi è arrivato X-Factor e, com’è purtroppo naturale, ho avuto paura di perderla. Per fortuna ciò non è accaduto e ha quasi dell’incredibile. La sua versione di ‘Amandoti’ dei CCCP rimarrà nella storia e adesso è finalmente il momento di ritrovarla con un album che racconta molto della sua essenza. ‘Aura’ è la dimostrazione che si può avere un grande talento e non dovere per forza scendere a compromessi con l’industria e certi meccanismi che spesso vengono imposti. La produzione di Flavio Ferri è geniale come di consueto e lo storico musicista dei Delta V, di recente autore di prove soliste di tutto rispetto, ha saputo spingere la ragazza su vette ancora più elevate. Su ‘Sconnessi’ abbiamo anche Antonio Aiazzi, tastierista dei Liftiba e magistrale protagonista di Mephisto Ballad, e ‘Tales’ appare di colpo solo un bel ricordo. Siamo infatti al cospetto di una vera trasformazione, di un’artista che partendo da basi folk ha saputo crearsi un profilo artistico unico e ragguardevole, giocando con la poesia ed un timbro vocale fuori dall’ordinario. ‘Vetri’ e ‘Ombre’ illuminano la prima parte di questo concept su una rara forma di emicrania e segnano un’evoluzione spiccata mentre ‘Spigoli’ e ‘Bianco’ sono le tracce che tracciano il legame più forte con gli esordi. I contrasti sono tanti, perché ‘Aura’ è un magnifico album italiano, cantato in lingua madre, che però possiede le qualità e lo spessore delle migliori uscite internazionali. Al suo interno vi troverete tante influenze differenti ma, in tutta sincerità, non ne ho riscontrata neppure una che meriti di essere segnalata perché è così unico il messaggio artistico di Talèa che vale la pena sperimentarlo sulla propria pelle, in completa libertà di giudizio.