Se a qualcuno manca Ronnie James Dio o i Black Sabbath del suo periodo, ci sono gli Elegant Weapons che possono fare da degni sostituti. Questo supergruppo formato da Rex Brown (Pantera), Richie Faulkner (Judas Priest), Scott Travis (Judas Priest) e Ronnie Romero (Rainbow) rappresenta davvero quello che avrebbe dovuto essere il progetto Last In Line, se solo quest’ultimi avessero avuto un cantante in grado di possedere quell’attitudine tipica del mitico Dio. Qui, come appare logico che sia, tutta la differenza del mondo la fa Ronnie Romero, capace di rendere epica ogni canzone di un album che non annoia, ma che è davvero un bel tuffo nel passato, con una produzione che, però, strizza l’occhio ai tempi che stiamo vivendo. Il muro di chitarre messo su da Richie Faulkner si avverte immediatamente con l’iniziale “Bitter Pill” che si basa su un riff molto sabbatiano e su cui si eleva un ritornello tipico degli anni settanta che furono. Stesso discorso va fatto per la successiva “Blind Leading The Blind” che corre su binari più veloci, ma che ha un’apertura melodica non indifferente. Il lavoro della coppia ritmica è solido come il cemento armato e ciò rende ogni brano possente come non mai. Tutto questo porta ad esaltare ancora di più la coppia Faulkner – Romero che sembra lavorino insieme da anni a questo progetto che, invece, è molto recente. Il loro ottimo affiatamento lo si può notare in “Dead Man Walking” che riprende maggiormente quella che fu la tradizione dei Rainbow. Ci sono anche variazioni interessanti, come quando la band scende a patti con il blues melmoso e paludoso tipico di New Orleans (“Ghost Of You”) o come nel caso di “Do Or Die” dove sembra di ritrovare gli Iron Maiden degli esordi. Poi è tutto un modo di riascoltare i Sabbath “Mark II” grazie a perle come “Downfall Rising”, “Lights Out” o “Horns For A Halo” dove l’ugola di Romero fa tutta la differenza del mondo. Pur essendo un disco derivativo, “Horns For A Halo” è un lavoro che si fa ascoltare e che ci riconcilia con la buona musica. Nulla di nuovo sotto il sole, questo va detto, ma la qualità non può essere nascosta, perché, altrimenti, sarebbe intellettualmente disonesto.