L’esordio discografico del gruppo marchigiano, non a caso edito da un’etichetta internazionale importante come Bird’s Robe Records (Sleepmakeswaves, We Lost The Sea, Tangled Thoughts Of Leaving..), è la dimostrazione che anche dalle nostre parti si può fare grande post-rock, ma chi conosce i Platonick Dive se n’era già accorto, e soprattutto grande musica indipendente senza doversi piegare alle regole del mercato o dovere a tutti i costi imitare qualcun’altro. Non soltanto ‘No Harmony’ è uno dei dischi più originali usciti negli ultimi mesi, ma è un disco che fonde le materie progressive e jazz con una semplicità impressionante, avvalendosi di marcati retaggi psichedelici e alternative rock e lasciando ad ogni strumento lo spazio necessario per mettersi in mostra. É evidente che dietro c’è un bilanciamento significativo tra tecnica e feeling e già questo sarebbe sufficiente ad elevare la release al di sopra dell’ottanta per cento della concorrenza. La scaletta viene aperta da ‘Shores’ e subito la mente vola a quelle scogliere o spiagge nordiche su cui la gelida acqua dell’oceano atlantico si schianta con tutta la sua forza. ‘Shine’ illumina sul serio la prima parte anche se l’apice in scaletta - proprio per il mixaggio galattico a cura di Alex Wilson di cui parlavo prima - è forse ‘Arrival’. Al di là dei singoli episodi però i “giganti del silenzio”, questo il significato di Klidas in ceco, confermano di essere già maturi per misurarsi con il panorama estero e la speranza è che dagli alberi in miseria risorga un grido di armonia totale, capace di avvicinare e non allontanare ancora di più di quanto lo siamo già.