Un disco nato dalla sofferenza può essere definito un grande lavoro? Nel caso dei Foo Fighters la risposta è assolutamente positiva. Tutti quanti sanno cosa ha dovuto subire la band americana nel 2022. La morte improvvisa di Taylor Hawkins ha sconvolto chiunque, figuriamoci i singoli membri della formazione a stelle strisce che consideravano il batterista come un vero e proprio fratello di sangue. Se a ciò aggiungiamo il lutto personale che ha colpito Dave Grohl per la perdita della sua cara mamma, il quadro che ne viene fuori è totalmente grigio e funesto. Per alleviare il dolore rimaneva una sola cosa: chiudersi in studio, suonare e tirare fuori un album che potesse essere la giusta risposta a tanta maledizione. Il risultato che “But Here We Are” regala ai fans è di quelli soddisfacenti, perché ci riporta i Foo Fighters sui giusti livelli di ispirazione, dopo un paio di capitoli della propria discografia decisamente sotto tono e, per essere buoni, rivedibili. Qui dentro troviamo i grandi anthem da stadio che hanno reso il gruppo famoso in tutto il mondo. La quaterna iniziale formata da “Rescued”, dall’ottima “Under You”, dalla melodica “Hearing Voices” e dalla cattiva titletrack dà nuovamente lustro al songwriting di Dave Grohl che pare aver ritrovato per incanto gusto per la melodia e giusta attitudine nel suonare forte. Se “The Glass” è un episodio, tutto sommato, trascurabile, “Nothing At All”, non avrebbe fatto fatica a trovare posto in un best seller come “One By One”. Le sorprese migliori, però, arrivano con la malinconica “Show Me How”, dal riff arpeggiato e con la figlia del capo banda Violet che duetta in maniera splendida con il suo papà, ma soprattutto con la lunghissima “Teacher” che dura ben dieci minuti e che è una specie di catarsi in cui si alternano momenti veloci ad altri rallentati. I testi di ogni singolo brano sono tristi, ma il motivo lo si può capire da subito in considerazione dei lutti vissuti lo scorso anno. A chiudere il quadro, poi, ci pensa la minimale “The Rest” che riconsegna al rock da arena e mainstream i Foo Fighters. Si potranno dire e scrivere tante cose su di loro, ma di certo sono tra i pochi, al giorno d’oggi, a far ballare e a radunare nei propri concerti miriadi di appassionati che vogliono semplicemente ascoltare brani tosti, ma dal facile impatto radiofonico. Sembra facile a dirsi, ma vi assicuriamo che è molto difficile a farsi.