Amanti del vinile preparatevi perché strabuzzerete gli occhi. Quello che Danny Lee Blackwell e Fuzz Club Records (The Vacant Lots, King Gizzard And The Lizard Wizard, Tess Parks..) hanno prima immaginato e in seguito realizzato, con una cura pazzesca per ogni singolo dettaglio - dalla copertina alla sleeve interna non trascurando mixaggio e masterizzazione - per tutti gli appassionati di psichedelia e garage rock va oltre la concezione di musica. ‘Rajan’ è un’opera sacra, è un libro da leggere e un disco da ascoltare, un tesoro da scoprire e un oggetto da conservare con cura nella stanza che più amate della vostra abitazione. I suoni sono profondamente dell’Ovest. Potete trovarci la terra bruciata dal sole della California, la sporcizia grunge di Seattle, i ritmi colorati delle comunità latine, la vita scellerata di Los Angeles e l’isolamento nelle montagne. “Un beat diverso, un universo parallelo di colori vorticosi e ritmi che sferragliano come fuorilegge attraverso il deserto al crepuscolo”. Il songwriting dell’autore di ‘Sonic Bloom’ e ‘Who Sold My Generation’ è cresciuto tantissimo ed incorpora anche elementi soul e r&b (‘Hot Ghee’) che contribuiscono a rendere ancora più acida la sua musica. ‘Blue’ e ‘Nightmare’ sono due pezzi incredibili, capaci di entrare dentro le viscere dell’ascoltatore e aprirgli un mondo nuovo. In fase di presentazione, l’etichetta ha definito ‘Rajan’ “un album estremamente vario ed emozionante che si colloca a metà strada tra la colonna sonora di uno spaghetti western e un’opera psych-pop” e questa affermazione non è troppo lontana dalla verità. Quello che ci tengo che passi è che, pur non trovandoci di fronte a niente di commerciale o superficiale, canzoni come ‘Motion Picture’, ‘Anxious Mind’ o ‘Dusty Jungle’ hanno un potere straordinario. Sapranno trasportavi laddove non siete mai riusciti ad arrivare prima, consolare le vostre angosce e liberarvi da qualsiasi tipo di costrizione. Un disco scritto e suonato in libertà assoluta, che vale molto di più di quello che lo pagherete.