In attesa di ascoltare il terzo album, il video di ‘Ossuary’, a cura di Eric DiCarlo (Lorna Shore, Shadow Of Intent), ha riacceso i riflettori su un album maledettamente sottovalutato. In bilico tra melodic death e black metal, il combo del New Hampshire non conosce tregua alla sperimentazione e si muove con libertà assoluta nei canali più estremi che la musica conosca. A colpire subito è il cantato pazzoide di Tyler Smith, in passato attivo pure con i Through Fear, che impedisce qualsiasi tipo di catalogazione. Nella presentazione dell’album infatti si parla di Cattle Decapitation e The Black Dahliar Murder e quindi di due formazioni totalmente diverse tra loro. Già questo dovrebbe far capire che etichettare i Begat The Nephilim è complicato e infatti pezzi come ‘Pygmalionism’, ‘The Grand Procession’ e ‘Leucholmalachite Green’ non hanno una natura comune. La suddetta ‘Ossuary’ poi, posta a metà scaletta e con quel break di chitarra neoclassico che la taglia in due, sembra poi essere stata inserita per separare una prima parte più tecnica e varia ed una seconda parte nella quale la violenza live del gruppo emerge in maniera limpida (‘Exanguinated’ e ‘Dirge’). Il guitar work di Cam Dupere è superbo ma non si ha mai la sensazione che i virtuosismi contino più dell’attitudine. Questa è gente che ha diviso il palco con formazioni del calibro di Deicide, Soulfly, Kataklym e Suicide Silence e sa bene cosa sia necessario per scatenare il pogo sotto palco e cosa invece sia superfluo. Notevole la copertina realizzata da Giannis Nakos (The Agonist, Suffocation).