A distanza di cinque anni da ‘Sorgir’ e tre da ‘10 Year Anniversary - Live In Reykjavík’, gli islandesi raggiungono l’apice in carriera con nove tracce che descrivono a meraviglia quello che si prova in un viaggio nella Terra del Fuoco e del Ghiaccio, a contatto con una natura impervia e travolgente ed una mitologia che non ha affatto smarrito il proprio effetto sulla vita delle persone. Ascoltare ‘Ydalir’ è come sfogliare le pagine di un libro di racconti, distinti ma legati ad un unico destino, e le orchestrazioni sono quelle di una band matura. L’avventura intrapresa tanto tempo fa da Snæbjörn Ragnarsson e Björgvin Sigurðsson è arrivato al compimento, al di là del successo commerciale, e la sensazione è che gli occhi della bambina del videoclip di ‘Gleipnir’, dal secondo lavoro ‘Börn Loka’, adesso siano veramente lo specchio di un dimensione lontana dalla realtà nella quale chiunque è libero di identificarsi. Il livello tecnico è sempre elevato, ma ciò non inficia minimamente l’immediatezza del materiale, a dispetto del cantato in lingua madre che rende ostica la comprensione dei testi, e per chi ha avuto l’onore di vedere gli Skálmöld tutto è molto chiaro dopo pochi minuti. Siamo infatti al cospetto di una formazione che in qualsiasi location è capace di creare una tenace connessione col pubblico e che nel corso degli anni si è meritata la stima di una tra le comunità musicali più accese e competitive del mondo. 'Ratatoskur' è probabilmente il pezzo più black metal in senso tradizionale mentre altri passaggi sono caratterizzati da parti di Hammond, assoli di chitarra e retaggi folk più accentuati. ‘Urður’ e ‘Verðandi’ segnano invece una naturale progressione stilistica e mettono in evidenza le qualità fuori dal comune di Þráinn Árni Baldvinsson.