Il tenore dei commenti quando è stata annunciata l’uscita di Josh Middleton dagli Architects è stato più o meno lo stesso. In tanti hanno accolto con favore la notizia vedendola come la possibilità per il musicista inglese di dedicarsi maggiormente ai Sylosis. Nel corso degli anni gli autori di ‘Conclusion Of An Age’ e ‘Monolith’ hanno ottenuto molto poco rispetto a ciò che avrebbero meritato e anche stavolta l’ibrido tra stile progressive, thrash e death metal melodico appare decisamente efficace. L’elemento metalcore non è mai troppo invadente e semmai il limite di ‘A Sign Of Things To Come’ è che qualche volta di troppo dà l’impressione di essere un disco scritto, composto e suonato da una sola persona e non da una band affiatata. Il fatto di potere contare ancora su un batterista come Ali Richardson, che ricordiamo nei Bleed From Within, è ovviamente molto importante così come potersi avvalere dell’esperienza di Scott Atkins (Amon Amarth, Cradle Of Filth) in fase di produzione ha permesso di spingere il materiale su un livello superiore. Rispetto a ‘Cycle Of Suffering’ la novità più rilevante è forse rappresentata da una frequente indulgenza su riff iconici, con riferimenti neppure troppo velati a gruppi come Metallica, Slipknot o Pantera, come se Middleton volesse far passare un ritorno alle origini ed al tipo di musica che lo ha fatto diventare colui che è adesso. Resta da capire se, oltre alle recenti date con i Malevolence, riuscirà a dare ai Sylosis una continuità sostanziale dal vivo per potere promuovere al meglio questa manciata di canzoni aggressive, tra cui spiccano ‘Pariahs’ e ‘Eye For An Eye’.