Spesso le interviste con i musicisti, soprattutto quelle telefoniche o in videoconferenza, si rivelano noiose o ripetitive. Questo succede anche perché le etichette forniscono ai gruppi degli schedule da dieci o più interviste al giorno ed è logico che anche la persona più appassionata e dedita alla causa finisca per perdere smalto. In qualche caso ci sono sorprese e nello specifico, durante una call che ho fatto per Classic Rock, ho avuto modo di scoprire un Martin Lopez rilassato e felice. Anzi, il termine giusto è sereno. Messi da parte i problemi di salute, l’ex-batterista degli Opeth ha raggiunto il giusto equilibrio tra la sua incredibile vena compositiva ed un progetto che non comportasse stress e impegni esagerati. Col passare degli anni i Soen sono cresciuti in consapevolezza nei propri mezzi e ancora una volta hanno saputo superarsi, con un lavoro in studio assemblato su pezzi molto diretti e melodici. Le intricate soluzioni ritmiche del passato non sono scomparse, però il tocco umano risulta evidente e le dinamiche fanno forza su disegni armonici di ampio respiro. Joel Ekelöf è uno dei migliori frontman della sua generazione e lo conferma, dopo aver dato paghe a tutti nel live orchestrale, con un singolo potente ed efficace come ‘Unbreakable’. Altri apici della tracklist sono ‘Hollowed’, che vede la partecipazione di Elisa, e ‘Vitals’, un lento dal sapore psichedelico che ha permesso sia al leader che al chitarrista Cody Lee Ford di esprimere la loro devozione per i Pink Floyd. Anche il contributo del tastierista Lars Åhlund è eccezionale (‘Fortress’) e il successore di ‘Imperial’ si candida seriamente a disco prog metal dell’anno, tra retaggi anni ‘80, influenze di Tool e Muse, divagazioni nel jazz e tanto groove. Una chiara impronta heavy ma anche una leggerenza nel songwriting che possiedono solo i primi della classe e che potrebbe attrarre pure chi non ascolta musica metal. La serenità porta benefici.