Un full lenght di debutto ad alto tasso adrenalinico quello dei transalpini che sfoderano beat grassi e aggressivi e omaggiano l’elettronica più abrasiva e ballabile con la strumentazione tipica delle rock band. Non aspettatevi quindi montagne di synth, macchinari strani, plugin o drum machine ma suoni veri, potenti e immediatamente distintivi. A fondare il progetto è stato il batterista Sébastien Brun, che pare divertirsi come un matto a misurarsi su ritmiche techno e selvaggi intrecci di piatti e grancassa. Al suo fianco troviamo due chitarristi, un bassista ed un altro programmatore. Manca un cantante ed a volte tale assenza pesa un po’, soprattutto quando la componente industriale (notevole in ‘Speedrun’ che avevamo già ascoltato nell’EP#1 di cinque anni fa) viene leggermente messa da parte ed alcuni passaggi sembrano sul punto di esplodere in un ritornello e l’orgasmo viene sempre interrotto. Magari questo aspetto potrà essere rivalutato in un futuro. Per il momento possiamo godere di nove pezzi trascinanti, dalla produzione pulita e dai connotati ben definiti, tra cui spiccano il singolo ‘Brute’, anticipato in rete assieme a ‘Mud’, e l’episodio più sperimentale che è senza dubbio ‘Manaquin’. In patria il gruppo di Lione sta ottenendo un notevole successo a dispetto di un profilo piuttosto avanguardistico, testimoniato pure dal videoclip di ‘Miami Vice’. Di sicuro la trasposizione dal vivo del materiale sarà divertente.