Già in passato avevamo sottolineato il profilo internazionale della creatura di Marco Campitelli, che con questo quarto lavoro cerca ancora di più di divincolarsi da qualsiasi definizione e demolire con tenacia ogni tentativo di catalogarla. La collaborazione con Amaury Cambuzat degli Ulan Bator ha fatto sì che ogni singolo istante di questa meravigliosa opera d’arte sia il risultato di un lavoro artigianale, proprio quello che i servizi streaming hanno impedito di preservare, e il flusso di coscienza voluto dall’autore alimenta a volte senso di smarrimento, inquietudine, felicità improvvisa, malinconia, desiderio di distaccarsi da tutto e tutti. In scaletta troverete spunti post-rock, probabilmente quelli che avevano spinto Pelagic Records a puntare forte sul precedente ‘ØR’, kraut e progressive, un po’ di noise ricoperto di zucchero vanigliato e anche elettronica. Tre etichette si sono offerte di stamparlo in vinile e sono certo che tra qualche anno ‘Staring At The Sun Before Goin’ Blind’ – impreziosito dalle collaborazioni con Sicker Man dei Trialogos e Dah Majuri Cipolla dei Mono - diventerà un pezzo da collezione. In tanti si chiederanno chi fa ancora musica di questo tipo. Altri si abbandoneranno al fluire della musica ed al sogno che gli Oslo Tapes hanno scelto di condividere. L’ipnotica ‘Ethereal Song’ e l’epica ‘Deja Neu’ sono le tracce che potrebbero garantire un’esposizione maggiore rispetto a quanto accaduto finora.