La pericolosa operazione di destrutturazione del progetto norvegese, con un’anima brasiliana, prosegue e mi lascia davvero sbalordito. Per certi versi questa raccolta di remix è ancora superiore al magnifico ‘Particles. Death Objective’ soprattutto perché sublima una serie di concetti e idee che mi rimbalzano in testa ormai da mesi. Non solo siamo di fronte alla rivelazione assoluta in ambito elettronico di questo inverno, sebbene il suddetto album sia uscito in primavera e l’opera prima risalga addirittura allo scorso anno, ma la visione trasmessa dal trio è qualcosa che va ben oltre la musica. I suoni trasportano in un limbo caro agli islandesi Ayia (il cui debutto non ha ancora cessato il proprio effetto letale), con la voce celestiale di Karel che riporta sulla terra ed alcuni passaggi più ballabili che fanno credere di essere tornati adolescenti, e liriche e grafiche spiazzano. Spiazzano e travolgono. Mentre le versioni da brividi di ‘Full Moon’ a cura di Die Arkitekt e Tomer Baruch si liberano nell’aria, le immagini disturbanti di pellicole come ‘The Neon Demon’ o ‘Climax’ tornano a mente potenti e le manipolazioni elettroniche di Kenneth Rasmus Greve e Joe Irente si ergono ancora più epiche al di sopra di qualsiasi altro manufatto industriale uscito negli ultimi mesi. Il remix di ‘Abyss’ di Are You The Riot? trasporta prima al Berghain di Berlino, poi cita improvvisamente il tumulto anarchico tanto caro a Alec Empire e Nic Endo e infine sbatte per terra con violenza ricordando che non siamo altro che sudditi di qualche mistress. Un rapido cambio di scena e nella materia cerebrale le diapositive scorrono impazzite. La Dalia Nera distrutta e ricomposta in copertina non può che spaventare eppure Rakel continua ad ammaliare senza alcun condizionamento di genere o stile. Quando chiede di premere il grilletto in ‘Warrior’ è letteralmente impossibile non lasciarsi andare. Il remix di ‘Full Moon’ di Paolo Ferrara è puro punk, Joe Irente regala un’interpretazione diversa di ‘Where I Want To Die’, svelando sfumature che potrebbero arricchire il futuro artistico del trio, e il Processor Remix di ‘Fever’ è talmente anni novanta da togliere il respiro. Non oso pensare quanto lontano potrebbero arrivare i Melt Motif con un’etichetta importante alle spalle.