I PMI (Parole Musica Istinto, tanto per essere chiari) sono una di quelle band nate negli anni novanta, che hanno conosciuto una fama, purtroppo, breve (nonostante un gran disco d’esordio) e poi si sono sciolte come neve al sole. Dopo quasi trent’anni di silenzio, la formazione sarda, rinnovata in parte rispetto all’originale, si ripresenta più solida che mai con un EP di assoluto livello come “Per Chi Resta”. Le sonorità, per chi li conosce dai tempi che furono, rimangono sempre le stesse: le influenze grunge sono manifeste, anche se risultano modernizzate, grazie anche ad un’ottima produzione, visto che ci troviamo nel 2024 e non più nel 1994. La partenza è al fulmicotone con “Un Requiem Per Chi Resta” che fonde Seattle con l’hard rock degli anni settanta. Il ritornello è immediato e la band suona con la forza tipica di chi ha ancora venti anni. Con “Brucia” siamo in un campo più vicino a quelli che furono i Foo Fighters di un tempo. La canzone è molto veloce, ma si caratterizza per un’apertura melodica di primissimo ordine. Il terzo pezzo del lotto è il classico lento che viene posto come spartiacque per calmare un pochino le acque. C’è da dire che “Non Ti Perdonerò (C’Est La Vie)” ha molto degli ultimi Alice In Chains (quelli con Duvall alla voce come sostituto di Layne Staley). La chitarra acustica e le armonie vocali di “cantrelliana” memoria vengono frullate al meglio e quello che ne scaturisce è un buon bibitone da gustare con molta calma. Altra traccia molto rilassata è “Fantasia” che sarebbe stata perfetta come singolo, quando l’alternative aveva un senso in Italia, ovvero negli anni novanta. A chiudere il cerchio ci pensa “Madre”, un brano scritto per quello che all’epoca avrebbe dovuto essere il loro secondo disco del gruppo e che, invece, è rimasto chiuso nel cassetto per tantissimo tempo. Il basso cupo introduce una chitarra lancinante e una batteria vigorosa che danno il là a un vero e proprio impeto sonoro. L’influenza dei Soundgarden è molto chiara, anche se quello che colpisce e fa, allo stesso tempo, male è ascoltare una gemma del genere e sapere che non è stata registrata quando doveva, perché si capisce lontano un miglio che è figlia di quegli anni meravigliosi (gli anni novanta) che non si ripeteranno più. A chi non conosce i PMI diremmo di contattare la band sui social e acquistare all’istante questo EP e, allo stesso tempo, cercare da qualche parte il loro esordio “Parole Musica Istinto” che rimane una piccola gemma di quella stagione irripetibile che visse il rock italiano.