Marliese Beeuwsaert è nata in Belgio circa trent’anni fa, ma è negli Stati Uniti, prima in California e poi a Washington, che ha trovato la consacrazione come artista. La sua visione di metal estremo è decisamente singolare e non solo perché prende spunto dalla tradizione medievale più oscura e maledetta. In ‘Verses In Oath’ - suo secondo full lenght che esce a distanza di tre anni da ‘Godslastering: Hymns Of A Forlorn Peasantry’ – non troverete infatti il tipico incedere stanco e mellifluo di tanti dischi black metal di oggi. La ragazza, sposata a Sam Osborne dei Funebrarum, omaggia l’inverno più gelido con dieci tracce, mixate da Ahti Kortelainen (Impaled Nazarene, Moonsorrow), che segnano un’evoluzione significativa rispetto a quelle di ‘The Eternal Fanfare’. Torture, atrocità, manifestazioni di odio in Natura e sprezzo del pericolo fanno della proposta di Hulder qualcosa di scomodo e originale. ‘Hearken The End’ e ‘Vessel Of Suffering’, non a caso scelti per anticipare la release, sono gli apici in scaletta e resta da capire come il materiale verrà trasportato dal vivo. Tra i solchi di ‘Verses In Oath’ serpeggia infatti una sensazione di inesorabile condanna alla quale potrebbe seguire di tutto. Da architetture moderne alla Behemoth a sporcizia e putridume. Da solenni arrangiamenti sinfonici alla Emperor a stralci melodici malinconici sulla falsa riga di ciò che sta portando avanti Myrkur. Per il momento però Hulder non scende a compromessi e nei suoi feroci lamenti si racchiude l’essenza di un genere capace di esaltare le masse underground come all’epoca dei nefasti fatti di Oslo e dintorni.