Gli svedesi non mutano una formula che funziona alla grande e danno alle stampe altre dodici canzoni, alle quali si aggiunge la reprise di ‘Fading Like A Flower’ dei Roxette, che segnano una continuità naturale rispesso a quelle di ‘Manifest’. A tratti sono piuttosto bravi a rendere robuste le dinamiche e ad assemblare le tre distinte voci insieme – Elize Ryd si occupa delle sontuose parti vocali femminili, le clean vocals maschili sono di Nils Molin mentre Mikael Sehlin è responsabile per le parti harsh – mentre in altri frangenti le soluzioni appaiono scontate e prevedibili. Ciò rende la scaletta abbastanza disomogenea con apici indiscutibili e momenti di stanca, ma in definitiva ‘The Catalyst’, tra riferimenti all’Intelligenza Artificiale e retaggi del synth pop anni ottanta, è costruito per riflettere le richieste dei fan che da tempo supportano la formazione dell’ex-Nightrage Olof Mörck. La title track e ‘Liberated’ denotano una dipendenza dall’elettronica che ormai è quasi pari a quella dal metal ed esperimenti come ‘Re-Vision’ e ‘Resistance’ possono dirsi riusciti. Se volete sentimenti potenti e positivi in uno dei periodi più catastrofici della nostra esistenza allora un disco come questo potrebbe fare per voi, sebbene a volte gli Amaranthe possano apparire fuori contesto o comunque troppo commerciali per reggere il confronto con la concorrenza. Se il materiale riuscirà a superare l’usura degli anni non lo scopriremo subito, però già in tour sarà percepibile l’adattabilità di queste canzoni ad una setlist che dall’uscita di ‘Helix’ è cambiata parecchio. A Marzo si esibiranno al Legend di Milano quindi in tale occasione avremo già delle risposte.