Un disco che lascia intravedere un po’ di ruggine nei marchingegni. Il dodicesimo lavoro in studio dei finlandesi è stato pensato e scritto per accontentare la fanbase con passaggi di puro folk metal alternati a episodi decisamente più sperimentali, arricchiti dal violino di Olli Vänskä. L’ex-Turisas rappresenta la novità più significativa del successore di ‘Jylhä’, che ha il proprio apice heavy in corrispondenza di ‘Tapa Sen Kun Kerkeet’. Il resto si rivela uno sbiadito mix tra marcette, invocazioni della Natura, digressioni ludiche e atmosfere più sinistre e malinconiche ad alimentare la tensione. Non ci si annoia troppo, ma non siamo neppure ai livelli di un tempo. Le idee scarseggiano, l’insulsa cover di ‘Gotta Go Home’ di Boney M. era già stato un brutto presagio, e pezzi come ‘Aita’, ‘Saunaan’ e ‘Mettään’ sono forse i soli in grado di reggere il confronto con i classici. Lo stesso Jonne Järvelä sembra aver perduto un po’ di mordente. Non ci sarebbe niente di male se dopo tanti anni, il debutto del “clan della foresta” risale al 2003, i Korpiklaani avessero messo il pilota automatico, considerato che anche gli ultimi tour sono andati molto bene, però starebbe al management ed all’etichetta imporre un po’ più di selezione. A meno che ‘Rankarumpu’ non sia la classica release a chiusura di un contratto discografico.