È un giorno qualunque di primavera. Non si sa bene ancora che tempo faccia, perché un giorno piove e quello seguente ci sono trenta gradi, ma il cielo è sconquassato da un tuono fortissimo. E poi un altro. E poi un altro ancora. La tempesta è in arrivo e la rock band statunitense sa bene come svegliare gli istinti primordiali degli amanti di stoner, doom e sludge. ‘Cometh The Storm’, immesso sul mercato con la copertina a cura di Arik Moonhawk Roper, esce a sei anni da ‘Electric Messiah’ e vede il debutto del nuovo batterista Coady Willis, che ricordiamo con i Murder City Devils e dimostra di essersi integrato fin da subito con Jeff Matz. La sezione ritmica è infatti monumentale e per il resto non è cambiato molto. Matt Pike è sempre Matt Pike, picchia duro e rende grasso anche il riff più scarno del pianeta. A supportare la band poi ci ha pensato Kurt Ballou dei Converge al mitico GodCity Studio di Salem e pezzi come ‘Burning Down’, ‘The Beating’ e ‘Lightning Beard’ inaugurano una nuova era per la formazione nata dallo scioglimento degli Sleep. Quando ‘Darker Fleece’ sfuma nel silenzio, nonostante il mal di testa, si ha ancora voglia di martellate e questo credo che sia il complimento più grande che si possa fare ad un trio che imposta quasi tutto sull’impatto deflagrante e sulla robustezza del suo tessuto strumentale.