Neppure il tempo di pensare cosa scrivere di quest’album che vengo assalito dal beat selvaggio di ‘Burning Love’ - “Our systems slowly melt together and darkness rapidly subside, why can't this feeling last forever with all my senses amplified..” - e subito torno con la mente a quando venne immesso sul mercato ‘New Flesh’. L’infatuazione fu immediata, anche perché in giro non c’era mezza traccia di una band di quel tipo, e da allora è successo di tutto. Prima i Priest hanno scelto Serravalle Rock per il loro debutto live in Italia, poi c’è stato il burrascoso cambio di line-up e Mercury, da un giorno all’altro, ha dovuto reinventarsi un po’ tutto il progetto. Non soltanto ci è riuscito, ma ha saputo farlo senza snaturare la visione originale dietro alla band. Così sono stati pubblicati ‘Cyberhead’ e ‘Body Machine’ e il culto per questa realtà industrial svedese è cresciuto in maniera esponenziale. Il fatto che alcuni membri militassero nei Ghost ha perso importanza perché i Priest si sono creati un pubblico proprio e non hanno sbagliato mezza mossa. Adesso arriva nei negozi ‘Dark Pulse’ e la storia si ripete con una manciata di tracce pazzesche, costruite su linee di synth disturbanti, melodie letali e liriche che evocano immaginari sadomaso e distopici. Per noi comuni mortali è difficile sapere cosa starà pensando ‘Techno Girl’ sulle note corrosive di ‘Black Venom’ e ‘Your Devil’. Magari starà ballando come se si trovasse ad un rave oppure si sarà cercata una via d’uscita dagli assassini che la stanno inseguendo da giorni. Posso però dirvi cosa penso io. Penso che i Priest sono ancora unici, diabolici e maledettamente commerciali. La produzione di questo disco è incredibile. Provate ad alzare il volume delle vostre casse per credere. ‘Golden Gate’ è quasi un pezzo witch house mentre ‘Enter Your Body’ sembra costruita sulle micidiali ritmiche dei Die Krupps di ‘Volle Kraft Voraus!’ o il subliminale ibrido tra dance e punk dei Cabaret Voltaire degli esordi. Quando parte infine ‘Dungeon Dance’ è impossibile non ricordarsi delle serate del Decadence o del Torture Garden e, in attesa che il caos totale regni, c’è ancora tempo per un gioco, l’ultimo gioco. Un gioco che vi porterà a perdere totalmente i sensi, lasciarvi andare come non l’avete probabilmente mai fatto. Un gioco di ruolo di sicuro, dopo il quale farete fatica a riconoscervi. Tanto per farvi capire che ‘Dark Pulse’ trasmette dipendenza e che non potrò toglierlo dallo stereo per chissà quanti mesi.