Sette-otto anni fa mi hanno fatto ascoltare il primo demo di questa band dedita ad un death metal molto sfaccettato e dall’impronta moderna. All’epoca mi colpì non poco la precisione chirurgica del batterista Stefán Friðriksson (ex-Necksplitter, Epidermal Veil), attorno a cui si è sviluppata una line-up differente guidata dai frontman Freyr Hreinsson (Sorg) e Ingólfur Ólafsson (ex-Ophidian I, Epidermal Veil) che è cresciuta in maniera esponenziale con l’ingresso del chitarrista Guðmundur Hermann (Duft) al fianco di Sigurjón Óli Gunnarsson (anche lui negli Epidermal Veil). Le due nuove asce sono responsabili di un sound ricco di sfaccettature, con divagazioni nel deathcore e per certi versi anche nell’alternative metal, visto che la scaletta si chiude con una ferale cover di ‘sic’ degli Slipknot. Il tema del disco riflette le atrocità dell'umanità nel corso dei secoli e punta il dito contro la brutalità e la follia dell'essere umano. L'album, aperto dalle evocative ‘Summoning’ e ‘The Wolf of Bedburg’, col featuring di Steinar Ólafsson, racchiude una sana dose di tecnicismo, voci gutturali e batteria esplosiva, il tutto mescolato con groove e breakdown contagiosi. ‘Byzantine Blinding’ e ‘Embedded in Filth’ sono semplicemente pazzesche, ma attenzione anche a ‘S.C.U.’, che vede la partecipazione di Trausti Mar Sigurðarson dei False Majesty (visti dal vivo al mitico Gaukurinn e niente male davvero) e Floor van Kuijk dei Korpse (fermi a ‘Insufferable Violence’ del 2021), perché potrebbe aprire diverse porte in futuro.