Se a qualcuno piacciono le sonorità anni ottanta, di puro stampo AOR, i veterani Nestor possono rappresentare l’ennesima ancora di salvezza lanciata verso chi è nostalgico e non può fare a meno di pensare al passato con ossessione e devozione. La storia della band è strana, visto che ha iniziato a suonare proprio in quegli anni, salvo poi avere un lunghissimo stop interrotto ultimamente. Questo è, tra l’altro, il loro secondo disco e sembra davvero che i nostri amici scandinavi siano stati ibernati per tutto questo tempo. La musica, trainata dalle tastiere sempre in primissimo piano, è piacevole e derivativa. Ci sono, ad esempio, brani che ricordano i Toto (“Caroline”) e soprattutto i Police che vengono letteralmente ripresi in “Last To Know” che pare essere la continuazione di “Every Breath You Take” grazie al riff iniziale di chitarra. Per il resto abbiamo le classiche ballate smielate in stile ultimo Bryan Adams (“The One That Got Away”) e i classici pezzi tirati al punto giusto come “We Come Alive” in pura tradizione AOR. Certo è che quando si affrontano canzoni come “Addicted To Your Love” o “Unchain My Heart”, ci sembra davvero di ritornare indietro negli anni, persi tra capelli cotonati, spalline, trucchi pesanti e benessere sbattuto in faccia appena se ne presentava l’occasione. Oggi tutto questo è pura nostalgia che band come i Nestor riportano in voga in maniera prepotente e, tutto sommato, anche interessante. In un periodo di revival sfacciato come quello che stiamo vivendo, non ci dobbiamo meravigliare di nulla e quindi si può serenamente dire “viva i Nestor”.