Ho pensato un’intera settimana se mettere ‘Starfire’ top album. Ci ho pensato perché non è da me ripetermi e non vorrei venissero tratte conclusioni sbagliate. Il fatto è che Tom Barber e Josh Miller non sbagliano niente. Si sentono liberi e si permettono di prendere a schiaffi chiunque puntando su una tecnica inverosimile ed una ricerca sonora che non ha alcun limite. Nel successore di ‘Oni’ troverete di tutto, dalla trap al crossover metal, dal deathcore al djent, dalla techno al big beat e le collaborazioni sono una migliore dell’altra. Si parte subito col botto e, dopo l’introduttiva title track, l’ex-The Last Ten Seconds Of Life Storm Strope alimenta il caos strutturato di ‘Distant World’ mentre Marc Zelli dei Paleface Swiss si erge a mietitore di vittime seriale in ‘Death Charge’. ‘Rampage’ rappresenta l’ibrido vincente tra elettronica intergalattica e putridume deathcore, tecnologia esasperata e brutalità priva di alcun rispetto per gli altri. Sono belle scommesse anche le ospitate di Garrett Russell dei Silent Planet (‘Atomic Origin’) e Marcus Bridge dei Northlane (‘Sora’), intramezzate da pezzi paurosi come ‘Cry Baby’, ‘Chrome Moon’ e ‘Bunny Suit’. Michael Barr dei Volumes e David Simonich dei Signs Of The Swarm si esaltano in ‘Green Machine’ e SCARLXRD rende più ruvida e sudicia ‘Virtual Function’, che integra elementi hip hop con dei sorprendenti archi, subito prima del clamoroso singolo ‘Shanghai’, promosso con le disturbanti e geniali visual di Norbert Crowfield. Ogni singolo aspetto di questo disco è studiato per insinuarsi nella nostra mente e lasciare il segno. I Darko avrebbero potuto benissimo pubblicare il terzo volume di ‘Dethmask’ o una manciata di singoli e invece sono tornati con settanta minuti di musica da capogiro. Avrebbero potuto tranquillamente mettere da parte il profilo avanguardistico delle prime release e seguire i trend o trasformare un’entità da studio in una macchina da guerra dal vivo. Al contrario non si sono allontanati dalla visione iniziale, a dimostrazione che in circolazione ci sono ancora musicisti che pongono in primo piano la propria arte e le le proprie idee invece di ricercare il vile denaro o la popolarità. La scaletta è maledettamente compatta e letale eppure ciascun pezzo può essere estrapolato e vissuto come un singolo viaggio acido, perfetto per le playlist che vanno di moda oggi o per presentare il progetto a chi ancora non si è svegliato. Una cosa è certa ovvero che dopo l’ascolto non sarete più gli stessi.