‘Forest City’ è uno dei dischi che ho più ascoltato negli ultimi anni. L’ho davvero consumato. Ero quindi molto ansioso di ascoltare il suo successore e ho atteso che arrivasse in vinile. Ho evitato press kit elettronici e Spotify perché volevo ricreare un’esperienza di ascolto totale. Sono stato premiato da un album magnifico, corale, misterioso e magnetico, intimo come un racconto faccia a faccia in un piccolo fumoso locale ma allo stesso tempo costruito su suoni jazz ed elettronici potentissimi. Maria Chiara Argirò ormai non è più una promessa, ma una stella di prima grandezza. Sia lei che Marta Salogni, produttrice dei Depeche Mode tanto per fare un nome, sono due artiste italiane ormai residenti a Londra, che dimostrano come si possa fare grande musica lontano dalla mediocrità di casa nostra. Ce ne sono altre che meriterebbero esposizione internazionale (Emma Nolde, Daniela Pes, Gold Mass) e altre che l’hanno trovata in altri luoghi e situazioni (Caterina Barbieri) e in tale contesto la romana dimostra di sapersi distinguere per talento e purezza. ‘Closer’ è il classico disco di chi è più consapevole dei propri mezzi, risoluto e vivace, capace di leggere l’evoluzione della musica moderna ma anche di fregarsene e proseguire per la propria strada, in questo caso fatta di arrangiamenti cinematici, esperimenti da laboratorio e atmosfere soffuse. ‘Light’ e ‘Floating’ mi hanno fatto subito pensare agli anni ‘90, quando impazzava il trip hop e le voci femminili regnavano in un universo maschilista e poco aperto verso le donne artiste, mentre ‘Koala’ e ‘September’ sono più ambientali e malinconiche. Non è certo un caso che ‘Closer’ esca per un’etichetta discografica interessante e d’avanguardia come Innovative Leisure, tra gli altri casa dei BADBADNOTGOOD, e la speranza è che i meravigliosi suoni, ottenuti assieme al duo In A Sleeping Mood, Adriano Moncada e Daniel Gadd possano istituzionalizzare un talento che ha pochi eguali.