Un album legato alla nascita o forse alla rinascita. Un album bellissimo, l’ennesimo di una discografia che non è stata ancora premiata a dovere. Il mio amore per la Svezia, e la Scandinavia in genere, è noto e solo qualche giorno fa Louise Lemón ci ha graziato della sua presenza a Serravalle Rock, regalandoci uno show magnifico. Tra lei e Elin Larsson – semplicemente superba in ‘Like A Drug’ e ‘I Don’t Wanna Get Back On That Horse Again’ - ci sono tanti tratti in comune. La bellezza, lo sguardo fatale, i capelli biondi e un timbro vocale facilmente riconoscibile. La “lady in gold” ha però influenze differenti. É cresciuta col blues rock più crudo, con il soul, con i dischi di Janis Joplin, Babe Ruth e della Motown. In ‘Birthday’ tutto ciò si sente eccome. Sono sufficienti pochi secondi per innamorarsi di un songwriting immerso negli anni ‘60 e ‘70 ma ugualmente fresco e attuale. ‘Top Of The Sky’ è una ballata meravigiosa, che avrebbe funzionato all’epoca dell’insurrezione dell’hard rock o qualche anno più tardi quando dagli Stati Uniti hanno cominciato ad arrivare gruppi su gruppi in grado di piazzare singoli nelle classifiche di tutto il mondo. Ma soprattutto funziona oggi, in un periodo storico nel quale i vinili faticano a mantenere un mercato, i cd lo hanno totalmente perduto e gli artisti raccolgono qualche dollaro dai servizi streaming. La produzione è organica ed elettrizzante come le performance dal vivo degli autori di ‘Holy Moly’, ormai vecchio di quattro anni, e pezzi come ‘Don’t You Love It’, ‘Bad Choices’ o ‘Somebody Better’ rappresentano l’esplosione di una vitalità sfrenata, tra melodie cadenzate, chorus fatali e riff di chitarra e batteria capaci di evocare i ricordi più belli della nostra infanzia. Un disco dinamico, che cresce di ascolto in ascolto, che sa di suonato e vero. Un disco bilanciato e potente, per chi crede ancora nella musica rock.