Ricordo come fosse ora quando uscì nei negozi ‘Somewhere Far Beyond’. Non avevo mai ascoltato nulla del genere. Fino a quel momento il power metal mi sembrava roba da adolescenti o da nerd, intrappolato tra le onde tagliate in due da improbabili vascelli pirateschi, zucche di Halloween sorridenti o da borchie agganciate male. Quando uscì il quarto lavoro dei tedeschi cambiò tutto! L’epic e lo speed si fusero con le tipiche influenze del genere e le liriche, ispirate tanto da Tolkien quanto da Moorcock, anche grazie al vocione cavernoso di Hansi Kürsch e l’impatto fu incredibile su tutti i metallari. Ora, non so dirvi sinceramente quando sia indispensabile questa “versione rivisitata”, che suonerà senza dubbio meglio dell’originale non possedendo però nemmeno un decimo del valore intrinseco. Di sicuro però ‘Somewhere Far Beyond’ è un disco che va ascoltato, conosciuto a memoria, in ogni sua parte, in ogni arrangiamento, in ogni stacco di batteria o chorus. È un disco che va consumato, come del resto i successivi ‘Imaginations From The Other Side’ e 'Nightfall In Middle-Earth'. Il Medioevo Barbarico si riflette in gemme dorate quali ‘Journey Through The Dark’, ‘Ashes To Ashes’ e la mitica The Bard's Song’, tuttora tra le canzoni più idolatrate al Wacken Open Air. Un colpo al cuore, in attesa di capire quale sarà la direzione sonora decisa per il successore di ‘The God Machine’.