Al di là dell’ironia del titolo e del video della title track, girato da Luca Rapuzzi, il debutto del progetto di Elisa Montin (Killin’ Baudelaire) e Melissa Bruschi (Metaphoric Mind) rappresenta una ventata di aria fresca, anzi gelida, in una scena industrial che per troppo tempo si è limitata a stimolare impulsi revivalistici tra i propri seguaci. Al contrario Hand Of Juno è una realtà del tutto nuova e propositiva, che cerca di rimanere in equilibrio tra i classici del genere ed influenze progressive metal e perfino metalcore o deathcore, esaltate da robuste linee melodiche e da una voce meravigliosa, che ha davvero pochi rivali nel panorama attuale. La direzione sonora cambia di continuo, ma ciò non inficia affatto l’efficacia di una manciata di canzoni che si fissano in testa dopo pochi secondi e che sanno mantenere viva l’attenzione con colori e spunti solisti sempre differenti. Una costante del loro stile è la quantità spropositata di groove trasmesso da basso e batteria con Helly che si conferma una garanzia sia in termini tecnici che di personalità. Ed è proprio la personalità del gruppo, completato da Marco Valerio e Francesca Mancini, che emerge di ascolto in ascolto. La scaletta è super-coesa, prodotta come si deve, moderna, dark e organica e pezzi come ‘We’ve Built The Line’, ‘Destroy The Line’ e ‘Hug My Death’ denotano una maturità sorprendente. Alcuni episodi sono più aggressivi, altri più cadenzati ma gli arrangiamenti sembrano infatti quelli di una formazione al terzo o quarto disco e in scaletta non troverete il minimo filler. In un periodo di rare uscite di rilievo, ‘Psychotic Banana’ trasmette una voglia incredibile di tornare nei locali o nei festival e di assaporare grande musica, tra gocce di sudore, mal di gola e tanta energia. “Past, present, future.. Right Now”.