Ci vorranno pochi secondi per acclimatarvi alle atmosfere sperimentali dei danesi. Non sono gli Efterklang (da poco tornati con l’anonimo ‘Things We Have In Common’, qualcuno si stupirà a riguardo, ma i Bissesvinet ovvero il supergruppo nato dalla fusione di Thorbjørn Radisch Bredkjær aka Bisse, artista eccentrico e appassionato di sacre scritture di cui si ricorda soprattutto l’ottimo doppio album ‘Tårefilm’, e degli Svin di Lars Bech Pilgaard, che hanno scelto di dare una svolta alla loro carriera tentando di includere voce e testi nelle canzoni. Per farlo i Bissesvinet si sono recati ai Kungsten Studios di Göteborg, dove hanno optato per un suono organico e molto ampio in termini di timbrica, e come copertina hanno scelto un’immagine dissacrante (tra l’altro con un paio di invettive sadomaso dall’effetto scontato..) a metà tra alcune locandine dei film di Pasolini e le tipiche cover dei dischi prog italiani degli anni ‘70. L’ascolto non concede un attimo di respiro, sebbene i ritmi non siano serrati, e le influenze del collettivo vanno dal jazz al rock sperimentale, dal prog all’avanguardia. Per chi conosce bene dischi come ‘Missionær’ e ‘Introducing Svin’, ‘Blodanger’ suonerà come un esperimento curioso, in grado di arricchire il messaggio cinematico delle opere passate e da ripetere sicuramente in futuro. Per chi invece è totalmente fuori certi ascolti, ‘Blodanger’ sarà come tuffarsi in un universo di note bizzarre e continue dissonanze, tra tappeti percussivi e brevi ma intense linee melodiche di chitarra. ‘Dødsklage’ e ‘Svinehyrden’ gli apici di un album che scava nel profondo e sa essere cinematico quanto concreto. Un approccio diverso, che potrebbe ottenere consensi e quindi essere ripetuto in futuro.