A dicembre è tempo di stilare bilanci e il disco pop che ho ascoltato di più quest’anno è sicuramente il debutto di questa promessa della musica inglese, che si muove in assoluta libertà tra dream pop e dark, omaggia Blondie e Portishead e prende spunto da pellicole trasgressive per trasmettere il suo messaggio di denuncia e rivolta rispetto a tematiche attuali come l’alienazione, l’emarginazione e gli abusi subiti dalle donne. Un punto di forza indubitabile di Molly McCormick, originaria di Sheffield e balzata all’attenzione di pubblico e addetti ai lavori con l’EP ‘Murder In The Dark’, sta nel fatto che sia quanto mai complicato associarla alle altre regine della scena indipendenti. I suoi occhi non sono solo letali, ma perforano dentro. La sua figura androgina, ben descritta con l’ossessivo ritornello di ‘Paint Me Like A Woman’, trasmette bene il senso di potente inquietudine che emerge da un’attenta analisi del disco. Le registrazioni si sono svolte ai Sound City di Los Angeles sotto la supervisione di Tony Berg (Phoebe Bridgers, Boygenius) e pezzi come ‘Loveshot’ e ‘Alligator’ sono sgargianti manifesti di un sound ipnotico, travolgente e destinato a far discutere. Un talento smisurato, non solo vocale, e una maturità rara da trovare in circolazione. In un’epoca dove la musica viene consumata senza alcun senso e promossa da schifo, una manciata di canzoni diverse dal solito, personali e capaci di fissarsi in testa al primo ascolto. Vediamo se saprà ripetersi. Per il momento però ‘Transparent Things’ gira instancabile nello stereo di casa.