I Lacuna Coil hanno aperto le porte e adesso sono diverse le realtà metal italiane che possono vantare un’esposizione estera importante, sebbene in molti casi ciò non corrisponda ad un’attività live costante fuori dai nostri confini. All’elenco si aggiungono di prepotenza i toscani che portano avanti la loro idea di progressive metal, impreziosito da venature power, fin dalla prima metà degli anni ‘90, ma che con il presente ‘Everflow Part 1: Frames of Humanity’, edito dopo un lungo silenzio discografico, dimostrano di avere compiuto progressi significativi sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto quello della visione perché ormai gli Athena XIX possono vantare una loro visione, un concept preciso in mente, uno stile che non viene quasi mai appesantito da spunti derivativi. É normale trovare classici del genere nel loro background così come è normale pensare ai Rhapsody o agli Angra quando Fabio Lione alza il tiro, però singoli come ‘Frames Of Humanity’ o ‘I Wish’, che tra l’altro ha il merito di riproporre la sottovalutata figura di Roy Khan dei Conception, denotano una personalità che prima non appariva tanto forte. A sorprendere è poi la produzione. In un periodo in cui il panorama heavy metal è contraddistinto da buona parte di uscite tutte uguali o fredde e caratterizzate da suoni di plastica, la prima parte di ‘Everflow’ sfoggia suoni organici ed un eccellente mixaggio tra tastiere, chitarre e batteria. L’ex-Vision Divine Matteo Amoroso è un valore aggiunto ed i continui scontri/incontri tra Gabriele Guidi e Lorenzo Pellegrini alimentano dinamiche mai banali, che rendono l’ascolto pieno di vita e sempre interessante. L’energia di certi passaggi si contrappone volutamente a rallentamenti melodici chirurgici e frangenti più atmosferici e cinematici che danno modo di godere delle sfumature dell’opera, immessa sul mercato da Reigning Phoenix Music con il pregevole artwork di Dusan Markovic, anche ai meno esperti. ‘Legacy Of The World’ e ‘The Seed’ si distinguono nella prima parte, ‘The Calm Before The Storm’ e ‘Inception’ mettono in evidenza un songwriting più raffinato mentre ‘The Day We Obscured The Sun’ e ‘Where Innocence Disappears’ sembrano addirittura collegarsi a ‘A New Religion?’, album che avrebbe meritato sicuramente più fortuna, a riprova che in tutti questi anni il progetto è cresciuto senza smarrire i valori iniziali.