I romani fanno tesoro della collaborazione con Giulio Ragno Favero, produttore attivo tra gli altri con One Dimensional Man e Bachi Da Pietra, e danno alle stampe un disco essenziale e crudo. Un vero pugno nello stomaco. Il loro alternative rock è ricco di invettive psichedeliche, melodie amare e divagazioni in altri stili musicali che rendono la struttura compositiva più dinamica e interessante e non risultano mai fini a sé stesse. ‘C.E.S.E.’, con la partecipazione di Luca Romagnoli dei Management, è sicuramente un singolo rappresentativo dell’opera, ma in scaletta trovano spazio pezzi molto diretti, cupi e sincopati ed altri nei quali emergono le qualità tecniche dei membri. I tempi di ‘ Alice Nel Paese Degli Orrori’ sono lontani, ma non troppo ed il fatto che ‘Daimon’ venga pubblicato da Vrec non stupisce affatto, considerato che l’etichetta veneta solo qualche anno fa ha immesso sul mercato lavori di simile aggressività come ‘Il Lato Oscuro’ dei Casablanca e ‘Tienimi Ora’ de I Segreti Di Hansel. ‘Daimon’ viene presentato come un disco in grado di rivitalizzare il rock italiano e che unisce la spinta dell’elettronica col rock più potente e malato e le vibrazioni sono positive fin dall'inizio. Passaggi esoterici fanno da sfondo a micidiali crescendo di tensione come ‘Genesi’ e ‘Perchè Non Hai Paura?’, nella quale gli appassionati del Teatro Degli Orrori troveranno conforto. Il demone in copertina d’altra parte suggerisce come i ragazzi, andati ‘All’Inferno’ e tornati con un EP più maturo come ‘Non So Se Avete Presente’, abbiano compiuto progressi importanti sia nella definizione della propria identità sonora sia in termini di songwriting e produzione. Gli arrangiamenti non suonano mai banali ed i testi trasmettono un senso di apatia e indifferenza che purtroppo riflette molto ciò che proviamo regolarmente nel quotidiano. ‘La Tua Volontà’ e ‘Decidere Di Uccidere’ sembrano essere scritte apposta per essere storpiate e dilatate dal vivo, alla ricerca di una dimensione altra anzi, di un Nuovo Disordine Mondiale. In quel disordine però, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, si sta proprio bene.