La chiusura della trilogia dei venti dei francesi è il culmine di un percorso artistico, quanto mai variegato e sperimentale che li ha portati ad omaggiare la tradizione occitana così come la scuola black norvegese con cui un po’ tutti siamo cresciuti. In tal senso, ‘L’Esprit Des Vents’ risuona come il lavoro più derivativo del gruppo guidato da Spellbound, in totale adorazione dei Dissection ma anche capace di incorporare elementi riconducibili ad altre realtà pregnanti dell’epoca come Enslaved e Emperor. Un altro aspetto che distingue questo terzo lavoro con i precedenti ‘À La Croisée Des Vents’ e ‘La Cité des Vents’ è la pulizia degli assoli di chitarra, trionfali come nei tipici crescendo finali delle sinfonie classiche. ‘La Révolte Des Tuchins’ e ‘La Procession Des Trépassés’ – nella quale si definisce una sanguinosa cavalcata la fase di distruzione delle chiese ad opera dei protestanti - i passaggi più epici in una scaletta esaltata da una componente grafica eccezionale. Una vera chicca per tutti gli appassionati e l’ennesimo progetto andato a segno per una delle migliori etichette underground estremo. In attesa delle prossime uscite -in fin dei conti ‘Pierres Brûlées’ è ormai vecchio di quattro anni - sarà curioso capire come l’ingresso in line-up del chitarrista Alexandre "Lenos" Thiong-Sion e del batterista Gustave "Zweihänder" Heitz (Sans Roi, ex-Obsolete Human) cambierà il volto agli Aorlhac in sede live.