Il drummin’ secco e potente di Rasmus Bang, tra l’altro eccellente tatuatore, introduce in maniera solenne il debutto su lunga distanza dei danesi, in passato attivi con gli EP ‘Katla’ e ‘Warmongering Luciferians’ e lo split ‘Overdoser’, realizzato assieme ai Czar. Un debutto che fonde il lato più rock dello stoner con la pesantezza dello sludge, retaggi doom anni ottanta ma soprattutto un approccio hardcore-punk che fa letteralmente la differenza. Nei negozi quasi in contemporanea con ‘Everything Rots’ dei Cabal, ‘Scandinavian Pain’, sorretto da un impianto lirico anti-religioso e alquanto pessimista, conferma quanto sia cresciuta la scena danese negli ultimi anni. Il trio, completato dal chitarrista Marc Lennart Christensen e dal bassista-cantante Theis Stenberg Thorgersen, è stato supportato in fase di registrazione, produzione e mixaggio da Lasse Skov (Afsky, Alkymist) e il risultato è un suono che ti entra nelle ossa e si rivela letale dopo pochi minuti. Non è solo un fatto di veemenza, perché senza dubbio i Katla sono aggressivi e grezzi, ma sanno anche fissarsi in testa grazie ad una narrazione personale, groove giganteschi e melodie che sanno insinuarsi in maniera subdola, non appena la saturazione diminuisce leggermente. ‘Dead Lover’ è un singolo perfetto perché permette di avvicinarsi bene alla visione della band per chi è meno avvezzo al genere. L’apice è però in corrispondenza di ‘Grim Jesus’ e ‘Castle Of Purity’, che costituiscono un finale da brividi. Da vedere il prima possibile dal vivo.