Considerando i venti anni di carriera del gruppo e i quattordici (che diventano ora quindici) dischi pubblicati si è chiaramente costretti a domandarsi quale sia, nell’anno 2007, l’obiettivo o, se preferite, la ragione di vita degli Overkill. Quesito che sorge spontaneo nel momento in cui si analizza il percorso artistico della formazione statunitense nell’ultimo decennio, caratterizzato da lavori che hanno manifestato evidenti cali di tensione e sbandamenti di non poco conto, inframmezzati da album (o parti di essi) positivi e ancora capaci di mettere in risalto quella che è stata la rilevanza primaria della band nella nascita e successiva evoluzione del thrash metal. Ormai della line up originaria sono rimasti solamente D.D. Verni e Bobby “Blitz” Ellsworth, però non è solo una questione di musicisti quanto di idee sorrette dalla volontà e se la seconda è tanta, le prime latitano. E allora, come accade all’interno di ‘Immortalis’, ci si affida alla sicurezza e ci si aggrappa all’esperienza al fine di concepire dieci brani, che possono contare su di una solidità sonora indubitabile, quasi più power rocciosa che thrash vera e propria e con alcune parti di hard rock pastoso, con un’inventiva appena sufficiente nel concepimento dei riff (non siamo di certo a livelli memorabili) e con un sound “robusto”, seppur noto. A fare difetto è la miccia della creatività dinamitarda, che di rado viene fatta detonare e che appiattisce eccessivamente un album accettabile.