Fa sempre piacere quando, all’interno di un disco, che nel suo complesso risulta appagante (diverso il caso di lavori pietosi con giusto un paio di pezzi buoni…), c’è un brano - o più di uno - da ascoltare e riascoltare, perché dona maggior lustro all’opera intera. Un’opera che, nel caso di ‘In Pink’, vive di numerose sfaccettature musicali, collegate da un comune humus sentimentale da individuarsi nel tratteggio di narrazioni intime di natura emotiva, atte a raffigurare un susseguirsi di stati d’animo variabili (anche in virtù della diversa strumentazione utilizzata) e che trovano applicazione pratica nei suoni prodotti, che forse non saranno così dissimili a livello di genere (si passa dal folk gotico al post rock, ambientale e non, dalle forme di minimalismo malinconico alle derive “psych”), ma che risultano assai cangianti per colorazioni individuali. E sebbene dal titolo, si potrebbe ipotizzare che il colore prediletto da Fabrizio Modonese Palumbo (ovvero ( r ), nonché parte integrante di Larsen e molto altro), sia il rosa, le tonalità qui presenti vanno dal grigio scuro al verde muschio, dal blu navy all’arancione sfocato, con un paio di accecanti bagliori rossi. Ma, giunti a questo punto, vi domanderete: quel è la canzone da ascoltare e riascoltare dell’album (che, per la cronaca, include pure un rifacimento di una composizione tradizionale irlandese e una cover di ‘Atmosphere’ dei Joy Division)? La risposta è: ‘Fagolose’. Buon ascolto.