Il 2007 è un anno estremamente produttivo per Jesu, considerando che ha sinora rilasciato un album, un paio di EP, una raccolta di rarità e uno split con gli Eluvium. Non si può certamente dire che a Justin Broadrick manchino le idee (o iniziano a scarseggiare…?), però mai, in passato, ci aveva abituati a così tante uscite relative a una sola band, preferendo diversificare la proposta e applicarla a più progetti. E se si pensa che Godflesh, coloro i quali, comunque, sono i padri di Jesu, erano soliti centellinare le release, focalizzando al meglio le forze, anche in virtù di sonorità monolitiche (pur se mutevoli), è chiaro che qualcosa sta cambiando nella mente di Justin nel modo di osservare il suono. Forse Jesu è destinato a durare meno? Forse ha il bisogno di alimentarsi di se stesso? Forse il sound narrativo sta a sottolineare un’espressività, che necessita di ripetuti rilasci sotto forma di dialoghi messi in note? Forse la malinconia pop che accompagna i brani su strutture post rock e shoegaze ci vuole far capire che l’isolazionismo dei tempi che furono viene visto come un periodo buio e i rimpianti per non aver saputo (o voluto) comunicare a livello sentimentale buono crescono con il trascorrere degli anni? Tante le domande e mi sa che le risposte date sinora da Justin non sono chiarificatrici circa una scelta fatta di tessiture oceaniche rilassate, stratificazioni e loop che ammorbidiscono riff e ritmiche, di synth sempre più space, di melodie ipnotiche e che, nel caso specifico (ovvero i quattro pezzi di ‘Lifeline’), introducono la voce di Jarboe in ‘Storm Comin’ On’. Bello, ma ho l’impressione che non potrà andare avanti a lungo.