Sarà che avevo voglia di sentire di nuovo la chitarra di Rich Robinson, sarà che la produzione di Paul Stacey è una bomba o che la voce di Chris pare totalmente libera dalla raucedine derivata dai pettegolezzi di Hollydood. Fatto sta che i Black Crowes non mi erano mai mancati così tanto dai tempi in cui "Amorica" fece la sua comparsa tra i promo ricevuti. Sono passati sette anni dal modesto "Lions" e tutto faceva pensare alla riunione di un gruppo di musicisti svagati e senza più molto da dire. "Warpaint" invece dimostra tutto il contrario con undici canzoni brucianti e pregne di quell"emotività blues che fece amare i corvacci negli anni novanta. Oltre ai fratelli Robinson, Steve Gorman e Sven Pipien la novità sta nella presenza di Adam MacDougall e Luther Dickinson dei North Mississipi All Stars e una sorprendente cover del Rev. Charlie Jackson che fa breccia tra pezzi irresistibili quali la già conosciuta "We Who See The Deep", "Movin" On Down The Line" e "Wounded Bird". Un disco per pellerossa, rivoluzionari incalliti, che si rifanno alle radici del blues e dell"hard rock più genuino per partire all"attacco e preparare nuove stragi (l"opener "Goodbye Daughters Of Revolution"). Sopratutto un grande disco.