1. Progenies Of Ancient Slaves 2. Red Lines Of Obsessions 3. Damned To Blindness 4. Drop By Drop 5. A Desert To Die For 6. Vile Mother Earth 7. The Sublime Decadence Of An Era 8. Shell Of Perversion 9. Descent To Oblivion 10. Purple 11. The Modern Age Slavery 12. Wolverine Blues (Entombed Cover)
Songs
1. Progenies Of Ancient Slaves 2. Red Lines Of Obsessions 3. Damned To Blindness 4. Drop By Drop 5. A Desert To Die For 6. Vile Mother Earth 7. The Sublime Decadence Of An Era 8. Shell Of Perversion 9. Descent To Oblivion 10. Purple 11. The Modern Age Slavery 12. Wolverine Blues (Entombed Cover)
Sebbene 4/5 di The Modern Age Slavery provengano da un’esperienza fondamentale quale fu Browbeat (con l’ingresso in line up dell’ex Gory Blister Simone Bertozzi), il sound non ha molti punti di contatto con il passato, fatto salvo un comune sentire violento. La band sceglie di collocarsi nel contesto deathcore, evidenziando come il risultato del proprio pensiero sonoro stia nella confluenza di materiale death metal di chiara espressività brutale, con alcuni passaggi grind o thrash furibondi, e hardcore new school, che nella loro visione ha un’applicazione che abbina tecnica strumentale e frenetica energia espressiva. Il moto perpetuo che il quintetto emiliano mette in atto porta a ipotesi, poi concretizzatesi, di devastazione, ma lo fa sempre quale risultato di una viva intelligenza creativa, dove il rigoroso sentire chirurgico che pervade tutti i pezzi ben si sposa con un’esecuzione che esterna precisione e potenza fisica. La pubblicazione di ‘Damned To Blindness’ li metterà in competizione con pesi massimi del calibro di Job For A Cowboy, Despised Icon, Cephalic Carnage, The Red Chord e simili, ma hanno le carte in regola per reggere alla forza d’urto dell’impatto. Una sola annotazione: la prossima volta impedite alla vostra etichetta, qualunque essa sia, di deturpare inutilmente (visto che non è questa la soluzione a nessuno dei problemi che affliggono il mercato discografico) e vergognosamente, con i voice-overs, le copie promozionali di ciò che è il risultato del vostro impegno, della vostra fatica e del vostro intelletto e che diventa una delle arti del quadrivio, ovvero la musica (le altre tre essendo state, nel medioevo, aritmetica, geometria e astronomia). Un insulto, per voi stessi e per i giornalisti, che devono poter svolgere al meglio il proprio lavoro. È una questione di principio, ma molto importante.