Potrebbe essere, per voi così come lo è stato per me, complicato venire a patti con il sesto album dei Cattle Decapitation, poiché le conclusioni a cui si giunge paiono continuamente venire messe in discussione dalla band di San Diego. Pensare a quando, agli albori della carriera, si prospettavano quali esemplari della specie grind-core (in prospettiva gore) non ha più senso, perché già nelle successive release si erano spostati verso sonorità affini al death metal, per poi abbracciare, con il precedente ‘Karma.Bloody.Karma’, uno spettro musicale estremo più vasto. Proprio quel lavoro è da intendersi quale punto di partenza per la scrittura di ‘The Harvest Floor’, termine che indica il luogo del mattatoio in cui gli animali (che nella loro trasposizione diventano gli umani, essendo i membri - al pari del sottoscritto - vegetariani e animalisti convinti) iniziano il percorso di agonizzante avvicinamento alla morte. Dieci brani intricati e che si muovono sul filo del rasoio, che - per Cattle Decapitation - è quello di non riuscire a governare al meglio l’evoluzione degli stessi. Ma ciò non risponde a verità se si procede oltre, perché si scopre che, anche grazie alla produzione da bomba atomica di Billy Anderson (Melvins, Mr. Bungle, EyeHateGod, High On Fire, Neurosis, Swans, ecc.), quel senso di costante schizofrenia e irrefrenabile tormento trova una propria ragione di esistere, che pareva nascosta e che più si ci si avvicina al termine del disco e più si manifesta, come in un perfetto film thriller, dove non si capisce chi sia l’assassino sino alla fine della pellicola. Il che è palese allorquando la penultima canzone, la title track, si materializza con l’accompagnamento vocale di Jarboe (Swans) e il supporto al violoncello di Jackie Perez Gratz (Grayceon, Amber Asylum, Giant Squid e già collaboratrice di Neurosis, Matmos, Today Is The Day, ecc.), e ci conduce alla devastazione conclusiva di ‘Regret & The Grave’. Trame complesse ed esplosive, che frammentano tutto (grind, black, death, noise e post hardcore) e lo portano a un livello di consapevolezza superiore. Rischiano grosso, soprattutto di non venire compresi, ancor più in un mondo musicale distratto come quello attuale, drogato dalla sovrabbondanza di uscite e da inutili gruppi privi di personalità e idee.