Sto leggendo delle recensioni a dir poco fuorvianti in questi giorni su questo album. Da una parte certa stampa servile che parla di capolavoro paragonabile a dischi come 'Adore' degli Smashing Pumpkins o 'Parachutes' dei Coldplay ('Tumble And Fall'), dall'altra le sterili considerazioni di coloro che amavano i Feeder per quel rock sanguigno e viscerale che in passato avevano saputo esprimere e che adesso rimangono sconcertati da composizioni tanto controllate e scontate. Come spesso accade la verità sta nel mezzo. 'Pushing The Senses' rappresenta un'ulteriore evoluzione rispetto a 'Comfort In Sound' che già aveva tagliato decisamente con il passato. Con il passare degli anni la maturazione artistica di Grant Nicholas e soci ha senza dubbio inserito maggiormente la band negli schemi e fatto perdere originalità e freschezza alla loro proposta. 'Feeling A Moment' e 'Morning Life' trascinano con la carica di un tempo mentre il piano diventa protagonista in 'Tender' e 'Pain On Pain' e le atmosfere cominciano a farsi più delicate. La scomparsa del batterista Jon Lee è sempre viva nel ricordo degli altri membri che lo ricordano nella toccante 'Frequency'. 'Pushing The Senses' è così ricco di sfumature che a volte abbaglia rendendo confusa la visione. ‘Dove Grey Sounds’ che chiude magicamente il disco si riappropria di quegli elementi che hanno reso celebri i Feeder e forse farà rimpiangere ai vecchi fan un disco che poteva essere e non è stato.